Prove dell’esposizione all’amianto.

Nei casi di malattie provocate dall’esposizione professionale all’amianto è necessario dimostrare la presenza della sostanza nell’ambiente di lavoro.

Questa dimostrazione è il presupposto necessario per ottenere il risarcimento dei danni. Bisogna quindi raccogliere le “evidenze” che dimostrino che c’è stato un contatto questa sostanza a causa dell’attività lavorativa. Raccolte le prove sull’effettiva esposizione all’amianto è possibile procedere con la richiesta di risarcimento al datore di lavoro.

È chiaro che la raccolta e la valorizzazione delle prove dell’attività a contatto con l’amianto è un’operazione complessa e delicata. Va fatta nel modo più completo e chiaro, in quanto da essa dipende l’esito delle richieste risarcitorie.

Quali sono le prove.

  1. Documenti relativi alle lavorazioni: che attestino l’utilizzo dell’amianto da parte del datore di lavoro, ad esempio per la produzione di isolanti (è il caso ad esempio delle tubazioni coibentate con strati di isolante composto di polveri di roccia e di amianto; oppure della produzione di pannelli per l’edilizia o per l’isolamento negli autoveicoli).
  2. Documenti provenienti dagli enti previdenziali sul riconoscimento della malattia professionale: l’accertamento del medico che attesti l’esposizione all’amianto e la malattia professionale del lavoratore è una di queste;
  3. Documenti provenienti da terzi: ad esempio clienti o fornitori che acquistavano il prodotto finito dalla ditta datrice di lavoro dai quali risultano le lavorazioni dell’amianto in quanto in essi veniva indicata la composizione contenente amianto, come nel caso di prodotti per l’edilizia quali pannelli o cementi composti di amianto.
  4. Testimonianze: chi lavora oppure ha lavorato con la persona che si è ammalata può riferire cosa accadeva al lavoro per ricostruire le mansioni svolte dal lavoratore e la sua effettiva esposizione alla sostanza tossica. Ad esempio, i colleghi di lavoro confermano la presenza delle polveri di amianto nell’ambiante in cui operavano e anche, purtroppo, l’assenza di protezioni.
  5. Consulenze tecniche: utilizzate a volte dai giudici per comprovare in modo fondato la presenza di amianto in determinati frangenti. Ad esempio nel caso di lavoratori dell’edilizia. Ci sono documenti e prove che dimostrano purtroppo la presenza di amianto in questo settore. Ma non c’è a volte la prova diretta e immediata di questo fatto. Ad esempio si riesce a dimostrare che il lavoratore è stato esposto alle polveri provenienti dalle demolizioni eseguite nell’ambito edile: muri, isolamenti, piastrelle e altri materiali sono stati distrutti provocando nubi di polvere. Il consulente può essere chiamato dal Giudice a confermare la presenza di amianto nelle polveri, in base alle sue specifiche conoscenze in materiali utilizzati per le costruzioni.

Come si può vedere, non è semplice muoversi nell’ambito di questo tipo di questioni. Per ottenere un risultato soddisfacente bisogna sempre rivolgersi a degli esperti.