L’attività di verniciatura che trova applicazione in diversi e variegati settori lavorativi quali ad esempio l’industria del legno, quella automobilistica, il settore navale, la produzione di mobili, l’industria metalmeccanica, è stata inclusa dall’Agenzia Internazionale di Ricerca sul Cancro (IARC) fra le principali occupazioni in cui stati registrati con maggior frequenza casi di cancro fra i lavoratori o gli ex lavoratori [1].
L’IARC nello stilare l’elenco di tali occupazioni ha chiarito che determinate sostanze chimiche presenti nei luoghi di lavoro possono aumentare l’insorgenza di taluni tumori nei lavoratori o negli ex lavoratori che svolgono o che svolgevano attività a contatto con queste sostanze.
Ebbene, fra gli addetti alla verniciatura si è registrato un incremento di casi di cancro ai polmoni, alla vescica e di mesotelioma.
I risultati di diversi studi epidemiologici condotti in Svezia, Danimarca e USA hanno condotto a concludere che l’incremento dei casi di cancro ai polmoni in soggetti addetti alla verniciatura potrebbe essere dovuto al fatto che le sostanze presenti, soprattutto in passato, nelle vernici e nei prodotti, come i solventi utilizzati nell’attività di verniciatura, sono appunto cancerogene [2].
È stata ad esempio accertata la cancerogenità verso il polmone di alcuni pigmenti a base metallica fra cui si trovano i composti del cromo esavalente (cromato di bario, cromato di stronzio, giallo di piombo solfo-cromato, piombo cromato molibdato rosso).
I lavoratori possono quindi venire in contatto diretto con agenti chimici cancerogeni, che si disperdono nel corso della lavorazione, in quanto li inalano nel corso della verniciatura vera e propria oppure perché manipolano e trasportano prodotti verniciati.
Soprattutto nell’attività di verniciatura con tecniche c.d. a spruzzo si è registrata la maggior dispersione nell’aria di particelle di prodotto.
Anche l’attività di asciugatura del pezzo verniciato porta con sé il rischio di inalazione di sostanze, soprattutto solventi, pericolose per la salute del lavoratore che si trova ad esempio a trasportare il prodotto oppure a lavorare nelle immediate vicinanze della zona di asciugatura. Per minimizzare il rischio l’asciugatura dovrebbe aver luogo in un locale chiuso e ben aerato.
Oltre all’apparato respiratorio nel settore della lavorazione delle vernici sono stati registrati casi di danni a livello cutaneo che si sono concretamente manifestati con irritazioni della pelle e reazioni allergiche. Infatti, in alcuni tipi di lavorazioni si rende necessaria la movimentazione del pezzo verniciato e ciò spesso comporta un contatto diretto del prodotto con la cute dell’addetto. Questa attività ripetuta, a lungo andare, può provocare la compressione della cute e la conseguente alterazione del normale strato protettivo della pelle (c.d. film idrolipidico) o addirittura delle micro abrasioni da sfregamento, con evidenti ripercussioni negative – e talvolta irreversibili – sulla salute della pelle del lavoratore [3].
Nell’attività di verniciatura, così come in tutte le attività che espongono i lavoratori al rischio di esposizione a sostanze potenzialmente nocive e addirittura cancerogene, è fondamentale che il datore di lavoro valuti a priori i rischi connessi alle lavorazioni e ciò al fine di individuare gli interventi preventivi, precauzionali e formativi volti a salvaguardare la salute e la sicurezza sul luogo di lavoro dei propri dipendenti.
[1] https://cancer-code-europe.iarc.fr/index.php/it/12-modi/inquinanti/900-quali-sono-le-occupazioni-a-maggiore-rischio-di-cancro-e-quali-sono-i-principali-tipi-di-tumore
[2] Atti “Attività di verniciatura: salute e sicurezza” – ED. CIMAL – Cremona 2009, pagg. 50-54.
[3] Atti “Attività di verniciatura: salute e sicurezza” – ED. CIMAL – Milano 2009, pagg. 43-49.