Protesi all’anca, danni da ioni di cromo e di cobalto

A causa dell’età, di infortuni o di talune condizioni mediche specifiche, il deterioramento articolare delle anche può avere un grave impatto sulla qualità della vita di una persona.

Il dolore e la rigidità articolare possono determinare difficoltà ad affrontare le scale, a correre e a camminare anche per brevi tratti, motivo per cui si ricorre sempre più spesso, una volta falliti i trattamento conservativi, all’impianto di una protesi.

Tra i sistemi implantari utilizzati vi sono quelli metallo-metallo, costituiti da un giunto sferico, a sostituire la testa del femore, e una coppa, sempre metallica, inserita nel bacino. I materiali utilizzati sono stati progettati per ridurre al minimo la quantità di detriti dovuti al continuo sfregamento delle superfici contrapposte; ciò nonostante si è osservato che alcuni pazienti hanno avuto effetti collaterali, tali da costringerli a sottoporsi ad un secondo intervento chirurgico per sostituire la protesi con una di tipo non metallico.

Quali sono i problemi causati dalle protesi d’anca metallo-metallo? Anche se i materiali sono stati originariamente pensati per essere durevoli nel tempo, c’è la possibilità che le particelle di metallo (principalmente Cromo e Cobalto) possano venir rilasciate nei tessuti biologici attorno alla protesi, e gli ioni entrino nel torrente sanguigno, circostanza quest’ultima verificabile mediante un semplice prelievo di sangue.

Quando le particelle metalliche si depositano nel tessuto circostante può verificarsi irritazione, sensazione di disagio e dolore; l’impianto protesico può anche allentarsi (mobilizzarsi) a causa del riassorbimento osseo, e la deambulazione divenire instabile e dolorosa. Inoltre l’elevazione persistente degli ioni metallici nel flusso sanguigno può essere fonte di numerosi problemi di salute dovuti ad alterazioni del cuore (disturbi della conduzione degli impulsi elettrici, miocardiopatie da deposto), della tiroide (iper/ipotiroidismi), al sistema nervoso (possibile coinvolgimento del deposito di metalli nell’insorgenza di neuropatie degenerative) e dei reni (nefropatia da metalli, insufficienza renale di gravità variabile).

Alcune case produttrici, preso atto di tali problematiche, hanno autonomamente informato le Autorità competenti, ritirato dal commercio i prodotti e predisposto protocolli, condivisi con le aziende sanitarie, per verificare lo stato di salute di ogni singolo utente portatore di questi specifici impianti protesici.

Non sempre si renderà necessario sostituire la protesi, ben potendosi, in alcuni casi, limitare l’intervento medico al semplice monitoraggio del paziente, verificando con esami seriati, e per un intervallo di tempo variabile, la comparsa o meno delle suddette complicanze.

Se hai subito un intervento di protesizzazione d’anca con sofferenze e danni conseguenti, se hai bisogno di un consulto o di un parere legale o medico non esitare a contattarci.